Generazioni a confronto

Il passato è sempre futuro

di Paolo Preianò*

In questo articolo affronteremo un tema che suscita da qualche anno un dibattito senza fine: le macchine potranno mai soppiantare l’uomo? O meglio: l’intelligenza artificiale sarà sempre subordinata a quella umana o sussiste già oggi un rischio tale per cui dovremmo iniziare a preoccuparci? Il passato può aiutarci? Può il passato diventare futuro?

Costa ionica calabrese. Canicola pesante da perdere il fiato. Un uomo sedeva con la propria famiglia sotto l’ombrellone di un noto parco acquatico con un sentimento frammisto di noia e voglia di rimanere solo in mezzo a quell’incessante tumulto. L’odore acre del cloro gli si stampava fisso nelle narici e la dolcezza degli schiamazzi, delle acque sciabordanti e degli schianti giù per gli scivoli, coloravano un po’ il quadro dandogli le tonalità prettamente estive.

Si trincerava dietro un romanzo che aveva eletto quale compagno di ferie e che portava sistematicamente a seguito di qualunque spostamento, utilizzandolo alla guisa di uno strumento di protezione e, allo stesso tempo, di allenamento della mente. Cercava, invano, un’ispirazione per il suo prossimo articolo. La sua disattenzione per lo spazio circostante venne attirata dai ragazzi che avevano occupato l’ombrellone alle sue spalle. Si divertivano in modo pazzerello tirandosi dell’acqua con le bottiglie, si sfidavano a qualche gioco via smartphone e fin qui nulla di strano anzi, mettevano finanche un po’ di allegria. L’unica cosa che notò è che usavano un linguaggio molto molto strano, al limite dell’italiano: blastare, chill, ghostare, skippare, bro, triggerare…

futuro presente passato

Alzò la testa dal libro e corrucciò la fronte comprendendo che appena qualche ventennio di differenza di età era stato sufficiente ad alterare il linguaggio in modo così drastico. Ecco il suo articolo! La sua mente si collegò a quanto sentito in un incontro avvenuto qualche mese prima in cui uno dei relatori affermava con sicumera che mai le macchine avrebbero potuto prendere il sopravvento sull’uomo perché, comunque, egli ne sarebbe stato il programmatore e, per tale ragione, controllore totale. Non era d’accordo allora e quello strano idioma appena udito non faceva che confermagli il disaccordo. C’era una condizione passata in cui si parlava “in un certo modo” ed una presente in cui la sintassi è stata fortemente prelevata dalle moderne tecnologie telematiche. Questa modifica, a parere di chi scrive, è irreversibile. Forse potrebbe modificarsi ancora ma dubito che si possa ritornare al passato abrogando di diritto tutto l’accumulato degli ultimi decenni. 

Ma non è tutto. Perché noi dobbiamo fare i conti con una duplice condizione:

  • l’intelligenza artificiale cresce esponenzialmente
  • l’intelligenza umana decresce esponenzialmente

Ci sarà, pertanto, un momento in cui la decrescita dell’intelletto umano sarà tale da necessitare del supporto della tecnologia per poter svolgere compiti che prima riusciva tranquillamente a fare da sé. Non ci credete? Provate oggi a mettervi in auto verso una grande città metropolitana senza navigatore! Eppure vi era un tempo in cui l’autista riusciva a farcela da solo, magari impiegando un po’ di tempo in più, chiedendo a qualche passante indicazioni, ma raggiungeva lo scopo. Ebbene, studi di qualche anno fa hanno dimostrato che proprio l’area del cervello deputata all’orientamento negli ultimi anni ha subito un lento (ma inesorabile) degrado e tutto questo è dovuto al fatto che abbiamo cessato di allenarla affidandoci al navigatore del quale parlavamo poco fa. Se questo processo continuerà per il linguaggio, per la lettura, per la scrittura manuale, per il disegno e per tutto il resto è chiaro che ciò che ci rende ancora superiori alle macchine, la nostra mente, subirà un tacitamento che ci porterà ad esserne dipendenti. In tale logica il passato è sempre futuro proprio perché già oggi riceviamo degli allarmi che ci invitano al cambio di rotta, gli stessi allarmi che anni fa qualcuno aveva provato a scatenare per le generazioni future (oggi presenti): cerchiamo di utilizzare la tecnologia per migliorare la nostra vita e non per viverla al posto nostro.

Il passato è sempre futuro dicevamo. Un articolo su un quotidiano dei primi anni Sessanta (1962) dal titolo “Nel 2000 i telefoni faranno tutto loro” riportava alcune indicazioni che, lette alla luce del mondo di oggi, risultano profetiche. Ne riporto alcune, rimandando al file in bibliografia eventuale approfondimento:

  • Leggeremo i giornali attraverso la rete telefonica e potremo anche servircene per le operazioni di banca
  • Fatta la colazione e letto il giornale telefotografico, l’uomo d’affari deciderà magari di restare in casa per non trovarsi in qualche ingorgo del traffico, senza, tuttavia, trascurare le sue attività. Servendosi del “videofono”, il cui schermo sarà molto più efficiente e più chiaro degli attuali televisori, potrà mettersi in contatto con l’ufficio o, addirittura, convocare una conferenza con i corrispondenti o i soci in differenti località.
  • La moglie potrà ricorrere al servizio telefonico per evitare le faticose maratone nei negozi.
  • Apparecchi televisivi a circuito chiuso allacciati con la rete telefonica diffonderanno nelle case lezioni scolastiche, conferenze con proiezioni e visite ai musei. Potranno anche permettere la lettura degli ultimi libri senza neppure costringere l’interessato a recarsi in biblioteca per il prestito.

Frasi che oggi possono anche sembrare banali, scontate e poco avveniristiche ma proviamo per un momento a contestualizzarle a tempi in cui a malapena si riusciva ad utilizzare il telefono via cavo e la TV non era ancora a colori! Ecco il senso del titolo dell’articolo: noi siamo abituati a suddividere il nostro tempo in passato – presente e futuro, immaginando una sconnessione completa. Quando si ha a che fare con tematiche che impattano nel nostro modo di essere, invece, non esiste tempo ed è facile prevedere quello che accadrà senza bisogno di essere Nostradamus, è sufficiente un po’ di analisi critica. Tutto questo giocherebbe a nostro vantaggio perché ci consentirebbe di studiare le contromosse anzitempo. Eppure, nonostante proclami e buffi tentativi, nulla viene fatto. Ma realmente nulla si può fare? Proviamoci. Tentiamo di spiegare alle nuove generazioni, avvezze alle previsioni di cui sopra, la dolcezza delle dita piene di inchiostro e l’odore pungente del quotidiano ancora caldo tra le mani, la bellezza di avere un incontro guardandosi negli occhi, stringendosi le mani, prendendo un caffè insieme oppure ancora quel sapore del libro che a distanza di secoli potresti ancora riconoscere solo annusandolo.

C’era un bellissimo monologo, tratto dal meraviglioso film Will Hunting Genio Ribelle che riassume tutto quanto appena esposto. Le parole sono dello psicologo Sean che seguiva l’inserimento in società del piccolo genio Will: “Se ti chiedessi sull'arte, probabilmente mi citeresti tutti i libri di arte mai scritti. Michelangelo, sai tante cose su di lui, le sue opere, le aspirazioni politiche, lui e il Papa, le sue tendenze sessuali. Ma scommetto che non sai dirmi che odore c'è nella Cappella Sistina. Non sei mai stato lì con la testa rivolta verso quel bellissimo soffitto. Mai visto! Se ti chiedessi sulle donne, probabilmente mi faresti un compendio delle tue preferenze. Ma non sai dirmi che cosa si prova a risvegliarsi accanto a una donna e sentirsi veramente felici. Se ti chiedessi dell'amore, probabilmente mi diresti un sonetto. Ma guardando una donna non sei mai stato del tutto vulnerabile”.


BIBLIOGRAFIA

https://www.trapaninostra.it/Edicola/Trapani_Nuova_1962_anno_04_n_025.pdf

*Ingegnere - Esperto in Sicurezza sul lavoro

RIFERIMENTI

logo icted

ICTEDMAGAZINE

Information Communicatio
Technologies Education Magazine

Registrazione al n.157 del Registro Stam­pa presso il Tribunale di Catanzaro del 27/09/2004

Rivista trimestrale  

Direttore responsabile/Editore-responsabile intellettuale

Luigi A. Macrì